Storia della Città

Ultima modifica 26 marzo 2019

L'insediamento abitato a Montecchio Maggiore trova origini preistoriche, infatti dai più antichi reperti archeologici finora rinvenuti si possono datare al periodo eneolitico, cioè tra la fine dell'età della pietra e l'inizio di quella del bronzo, le prime testimonianze della presenza umana organizzata. Risalgono infatti a tale epoca o a quelle immediatamente successive numerose selci, raschietti, bracciali, frecce e svariati manufatti litici recuperati nella zona dei Castelli e in alcune località di pianura.

Maggior numero di testimonianze ci sono però pervenute dall'età romana. Infatti col II secolo a.C., con la costruzione della strada consolare Postumia, che attraversa il territorio di Montecchio, la zona si avvia ad una lenta gravitazione nell'orbita romana. Gli abitanti avranno, quindi, dapprima lo status di Latini, poi con la trasformazione da Colonie a Municipi dei maggiori centri della Transpadania, l'acquisizione della cittadinanza romana con l'iscrizione alla tribù Menenia. Numerosi sono i rinvenimenti di materiale di epoca romana: colonne miliari, stele funerarie, sepolture, fondamenta di costruzioni, bolli laterizi, pesi per telai, statuette in bronzo, monete ed altro materiale, in buona parte conservato presso il locale museo civico. Si è inoltre provata l'esistenza in epoca tardo-imperiale di una comunità cristiana e di una cappella protocristiana sorta su di una precedente area cimiteriale romana, divenuta poi Pieve di S. Maria (sec. VII) e poi chiesa matrice per tutta la valle dell'Agno.

Le invasioni barbariche segnano profondamente i secoli alto medioevali e notevoli sono le tracce della presenza significativamente organizzata soprattutto dei Longobardi. Le presenze di alcuni toponimi ancora in uso e alcuni fortunati ritrovamenti di necropoli suggeriscono l'ipotesi che Montecchio, durante la dominazione longobarda, fosse centro di primaria importanza del ducato vicentino.

In questo contesto si stabiliscono profondi legami con la città di Vicenza tanto da diventare riferimento per molti degli avvenimenti che vedono protagonista il Castello di Montecchio, porta difensiva ad est per il capoluogo, durante lepoca feudale. Le vicende politico militari di Ezzelino III da Romano, luogotenente dellImperatore Federico II di Svevia, segnano la storia del duecento sino alla conquista padovana e alla grande parabola della dominazione dei Signori di Verona: gli Scaligeri.

Cangrande I nel 1311 e più tardi Cangrande II, conquistarono Montecchio e i territori del vicentino e, in un'ottica di potenziamento delle strutture militari, fecero costruire i castelli ponendovi, come castellano, Giovanni della Scala. Le possenti rocche che ancor'oggi dominano Montecchio Maggiore, sono i resti di un poderoso complesso di fortificazioni posto a controllo e a difesa della strada da Verona a Vicenza.

Le documentazioni conservate nella sezione storica dell'archivio comunale dimostrano che, nonostante l'epoca sia dominata dalla guerra tra signorie, è presente a Montecchio Maggiore una comunità di uomini liberi organizzata attorno ai Decani che cominciano a porsi autonomamente contro le varie dominazioni. Lo stesso Stemma comunale richiama l'origine dei liberi comuni che si erano costituiti nelle Lega Veronese contro il potere imperiale di Federico Barbarossa.

Nel 1404 Montecchio Maggiore accettò la proposta di libera dedizione, come buona parte del territorio vicentino, al bon governo" della Serenissima Repubblica di Venezia.

L'epoca veneziana, che durerà quasi quattrocento anni, porterà a Montecchio la sede di un Vicariato, comprendente i paesi limitrofi di Sovizzo, Creazzo, Gambugliano, Montemezzo, Monteviale, Monte S. Lorenzo, e una certa prosperità.

Gli avvenimenti storici del XV e XVI secolo: la guerra della lega di Cambrai, della Lega Santa e le lotte tra Impero, Spagna e Francia che coinvolsero la Repubblica di Venezia e, indirettamente, anche i territori che ne facevano parte, segnarono epoche di difficoltà e a volte di carestia, pestilenze, devastazioni per il passaggio di eserciti stranieri.

L'autogoverno della comunità locale fu garantito da una serie di istituzioni che rimasero, pur con qualche modificazione, sino alla caduta della Repubblica Veneziana. Questo rafforzò il ruolo di governo del Decano, del Sindaco e dei Consiglieri. Tali organi erano eletti dal Consiglio dei Cento nominati, su base territoriale, dalle quattro aree più importanti del Paese. Su questa base venne redatta la Terminazione Morosini, documento emanato nel 1786 dal rappresentante della Repubblica di Venezia in Vicenza, che regolava tutta la vita politica e amministrativa di Montecchio Maggiore e che costituisce una specie di statuto del Comune, ante litteram.

Alla fine del XVIII secolo il territorio viene investito dalla conquista francese che con varie vicende giunge al 1815, quando con la definitiva sconfitta di Napoleone passa alla dominazione austriaca del Lombardo - Veneto.

L'Impero Austro - Ungarico instaura una amministrazione sostanzialmente accettata dalla popolazione anche se incontra l'opposizione nel nascente sentimento nazionale che sfocia nei moti del 1848; la partecipazione di volontari montecchiani alla battaglia di Montebello-Sorio e alla difesa di Vicenza sottolinea il sentimento patriottico verso l'Unità che vedrà la luce, per le terre venete, solamente con la Terza Guerra dIndipendenza, nel 1866.

Nella seconda metà dellottocento, pur con una economia scarsamente dinamica, soggetta alle diverse fasi critiche che caratterizzano l'epoca, vengono realizzate alcune importanti strutture di carattere civile e religioso come il nuovo Duomo e l'Ospedale Civile. Si verificano anche le prime timide trasformazioni economiche con la nascita di alcuni opifici quali le filande per la seta, cave di pietra da lavoro e sassi da costruzione o per trasformazione in calce. La Tramvia Vicenza Montecchio - Valdagno da anche impulso al commercio che diventa una realtà di riferimento importante anche per i paesi limitrofi.

Durante la Prima Guerra Mondiale il Comune venne e trovarsi nelle immediate vicinanze del fronte con il costante pericolo di uno sfondamento delle linee italiane. Vennero ospitati numerosi reparti militari che si avvicendavano in linea, tra cui anche truppe francesi ed inglesi, e vari comandi militari.

Negli anni trenta sorge un nuova frontiera che darà nuove prospettive nel secondo dopoguerra; sorgono a Montecchio i primi capannoni delle ditte Ceccato e Fiamm. Emerge anche qualche esigenza di novità nel settore urbanistico, come la valorizzazione dei castelli e l'apertura di una nuova strada diretta verso il quadrivio di Alte.

La Seconda Guerra Mondiale porta anni via via sempre più difficili, carichi di pericoli, di sofferenza, di sangue. Largo è il tributo pagato da Montecchio Maggiore nei suoi figli caduti sui vari fronti, nei dispersi, nei prigionieri ed internati in terre lontane, nei combattenti della resistenza; la stessa popolazione civile è di continuo coinvolta nei quotidiani pericoli. Giunge la Liberazione il 28 aprile del 1945.

Con il dopoguerra la ricostruzione economica trasforma l'economia locale da agricola a prevalentemente industriale. Dal 1953 sorge il nuovo abitato di Alte Ceccato e, grazie al fatto che Montecchio Maggiore rappresenta anche un nodo stradale tra i più importanti del Vicentino, si avvia una rapida moltiplicazione delle attività nuove, unimmigrazione crescente, uno sviluppo urbano notevole che porta in pochi anni la popolazione da 9.000 a 20.000 abitanti.

Lo sviluppo notevole ha continuato a produrre effetti di riconversione di aree da produttive a residenziali portando gradualmente le fabbriche in una nuova zona industriale artigianale, mentre gran parte della aree lungo gli assi viari principali sono diventate zone commerciali per grandi complessi. 


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